AMBIENTI E INTEGRAZIONI PLASTICHE
Paolo Scheggi, Maquette di Compositore cromo-spaziale, 1964, Struttura portante di legno dipinto di bianco, lamelle con basi mobili rotanti di legno dipinto di giallo, blu, rosso, bianco, base di legno dipinto di nero, 20,6 x 78 x 17 cm. Opera dispersa. Da questa maquette l’Archivio Paolo Scheggi ha realizzato una versione autorizzata del 2014, delle misure di 20,6 x 78 x 17 cm. Collezione privata
“Il concetto che useremo più provvisoriamente di “progettazione totale” trae le sue origini spirituali ma non metodologiche, in quella serie di trasformazioni che l’architettura ha subito a cominciare dal primo decennio del secolo. Da De Stijl a Bauhaus, dal gruppo lombardo del ’35 alla progettazione integrata, si sono avute infatti una serie ininterrotta di proposte che hanno avuto per denominatore comune il lavoro in “team” di più e differenti discipline. Un lavoro coordinato in cui fossero stabiliti a priori i termini e i criteri del progettare. Analizzando storicamente e alla luce dei tanti nuovi fattori che hanno trasformato la società, ci accorgiamo come questi contributi ripropongano oggi l’esigenza di un lavoro in equipe su basi scientificamente metodologiche. Il mutarsi delle infrastrutture in una società neocapitalistica infatti, impone una necessità e una nuova presa di coscienza sulla realtà, quale sostanziale ricerca di una misura neocapitalistica del progettare”.
Il testo, non datato, confluì nel Manifesto conclusivo del Gruppo di lavoro 1 (citato anche come “guno” o G1) sulla Ipotesi di lavoro per la progettazione totale, presentata nel gennaio 1965 al Collegio Regionale Lombardo degli Architetti. È quindi verosimilmente collocabile nel 1964. Il manifesto è firmato da Germano Celant, Alessandro Fronzoni, Alessandro Mendini, Gian Mario Oliveri, Giancarlo Sangregorio, Paolo Scheggi.